Buona notizia: i giovani leggono più degli adulti. Ma nelle scuole manca la figura del bibliotecario
Pubblicato il 19/12/2025 alle 15:12
Negli ultimi mesi il dibattito sulle biblioteche scolastiche è tornato centrale. Prima La Stampa, poi La Repubblica hanno sollevato la stessa domanda: che fine ha fatto il bibliotecario scolastico? A rilanciare il tema è stato anche l’editore Giuseppe Laterza, che ha commentato i dati dell’ultimo Rapporto dell’Associazione Italiana Editori.
Tra i tanti dati esaminati emerge quella che per molti è una sorpresa: i giovani leggono più degli adulti e preferiscono ancora il libro cartaceo. Gli ebook, contrariamente alle previsioni di vent’anni fa, occupano una quota minima del mercato. Un dato che conferma quanto sia forte – e potenzialmente ancora più sviluppabile – la propensione alla lettura tra bambini e adolescenti.
Tuttavia, come sottolinea Laterza, non è tutto roseo. Se la lettura è un’abitudine che nasce nei primi anni di vita, perché l’Italia non ha ancora una figura professionale dedicata alla gestione delle biblioteche scolastiche? In tutto il Paese, infatti, il ruolo esiste solo nella Provincia autonoma di Bolzano.
La grande incompiuta: la biblioteca scolastica senza il giusto riconoscimento istituzionale
La questione non riguarda solo il bibliotecario, ma l’intera struttura. Come ricordava già anni fa Fabio Venuda, docente di Bibliografia e Biblioteconomia all’Università di Milano, la biblioteca scolastica non ha un riconoscimento giuridico nazionale.
Non esiste una legge che ne imponga la presenza, né canali di finanziamento stabili che permettano alle scuole di crearla, potenziarla e mantenerla nel tempo. Negli anni, vari tentativi normativi non sono stati approvati o sono rimasti privi di attuazione.
Senza un organico dedicato, l’organizzazione della biblioteca scolastica ricade su insegnanti volontari, talvolta pensionati o docenti esonerati dalle lezioni, oltre che su genitori disponibili. Persone animate da buona volontà, ma senza competenze catalografiche, biblioteconomiche o gestionali, fondamentali per un servizio efficace.
Biblioteche scolastiche e promozione della lettura: potenzialità spesso inespresse
Il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) riconosce, nell’Azione 24, che le biblioteche scolastiche sono ambienti strategici per l’alfabetizzazione e l’educazione all’uso delle risorse informative digitali. Una visione moderna, legata non solo alla lettura, ma anche allo sviluppo di competenze trasversali.
Il quadro italiano tra normative e buone intenzioni
Eppure, anche il PNSD ribadisce che le biblioteche scolastiche, in Italia, non esistono formalmente. Manca una legge che definisca compiti, finanziamenti e profilo professionale del bibliotecario. Una lacuna che limita la vera promozione della lettura, lasciandola all’iniziativa delle singole scuole.
Cosa accade all’estero: un confronto che fa riflettere
In altri Paesi europei la situazione è profondamente diversa.
- Polonia: le prime norme sulle biblioteche scolastiche risalgono addirittura alla fine del Settecento.
- Francia: dal 1962 i CDI (Centri di Documentazione e Informazione) sono istituiti negli istituti secondari, mentre le BCD (Biblioteche Centri Documentari) sono presenti nelle primarie.
- Danimarca: dal 1973, ogni scuola, di qualsiasi livello, deve avere una biblioteca.
- Norvegia: la riforma più recente parte dalle scuole primarie e dà grande peso alle competenze digitali del bibliotecario.
Inoltre, in molti Paesi, il bibliotecario scolastico è un professionista formato, talvolta con status pari agli insegnanti, come accade in Francia con il CAPES o in Gran Bretagna con percorsi specifici post laurea.
Un auspicio: una biblioteca scolastica aperta, visibile, professionale
Non culliamoci sugli allori solo perché i giovani leggono più degli adulti. L’Italia deve saper guardare in avanti, puntando sulla cultura: investire nelle biblioteche scolastiche come motore della promozione della lettura, dotandole finalmente di un ruolo ufficiale e di un professionista competente.
Un modello “alla norvegese”, in pratica, dove la biblioteca è una porta aperta sul mondo, potrebbe segnare la differenza. Perché la lettura cresce dove esistono spazi, strumenti e persone capaci di farla vivere ogni giorno.
